Manhattan
All’ombra
dei giganteschi cartelloni pubblicitari, anche nella cosiddetta città che non
dorme mai resistono ancora piccoli negozi a conduzione familiare. E dato che
sono aperti nel cuore della notte, sono il bersaglio preferito di qualsiasi delinquente
con una pistola.
Il
negozio di alimentari di Juan, in particolare, ha subito sei tentativi di
rapina da quando lui si è trasferito a New York, cinque dei quali sventati
dall’Uomo Ragno. Oggi è il sesto.
Non
appena vede l’uomo che entra nel negozio coprendosi la faccia con un
passamontagna ed estraendo una pistola dalla giacca, Juan si muove verso il
bancone per estrarre il fucile che vi ha nascosto.
-Stai
fermo! Non provarci o ti faccio saltare la testa! – gli urla il ladro,
abbastanza convincente da fermare Juan.
A
giudicare dalla voce il ragazzo è giovane, e sembra nervoso quasi quanto lui.
Specialmente quando vede che Juan sta fissando qualcun altro: una ragazza le
cui fattezze sono nascoste dal cappuccio di una anonima tuta da ginnastica.
-Che
hai da guardare!? – protesta il ladro.
-Fossi
in te sceglierei un altro negozio. L’Uomo Ragno passa sempre di qui – risponde
lei.
-Io
non vedo nessun Uomo Ragno qui, st##nza, quindi fatti i c###i tuoi e... –
impreca il ladro, prima di ritrovarsi la mano che impugna l’arma intrappolata
in una ragnatela. Prima che possa dire qualsiasi altra cosa, una seconda
ragnatela lo ricopre da capo a piedi.
Juan
resta pietrificato; non riesce a dire una parola quando la ragazza si avvicina,
si toglie qualcosa dal polso ed appoggia uno strano dispositivo meccanico sul
bancone.
-Fanno
200 dollari. In contanti – dice la donna.
-Che...
che cosa? Ma tu chi sei? – riesce finalmente a dire Juan.
-La
mediatrice che ti sta vendendo la ragnatela ad un prezzo equo: 200 dollari ed una
promessa.
-Quale...
quale promessa? – chiede Juan, affrettandosi a recuperare i soldi dalla cassa.
-Dì
a tutti quanti che è stato l’Uomo Ragno – risponde lei. Soltanto quando si è
allontanata, Juan ha il coraggio di toccare il lanciaragnatele. C’è lo spazio
per una dozzina di cartucce per fluido di ragnatela, ma soltanto una è stata
caricata; incastrato in uno degli altri spazi, c’è un biglietto da visita.
“Il Franchise.
Avrai bisogno di noi. 555-372624473”.
Juan
fissa il biglietto, poi il ladro che si sta agitando sotto la ragnatela nel
tentativo di liberarsi. E poi chiama il 911.
-Polizia?
L’Uomo Ragno ha catturato un ladro nel mio negozio.
Marvel
IT presenta
#102 – Benvenuto nel
franchise
con la consulenza di Mickey
Howard Stark Memorial Hospital
In circostanze
normali, Flash Thompson adora essere al centro dell’attenzione: è così dai
tempi del liceo, quando sognava che un giorno sarebbe stato una star del
football accerchiato da telecamere, accerchiato da donne che ammirano i suoi
muscoli.
Ora che le
telecamere ci sono davvero, vorrebbe scomparire: si regge in piedi solo grazie
al bastone, e di muscoli non c’è neanche l’ombra. Dopo anni di prigionia
all’interno della macchina di realtà virtuale di Mysterio,
sarebbe capace di perdere a braccio di ferro contro il Peter Parker del liceo.
Non sta facendo
nemmeno troppo caso a quello che stanno dicendo i medici... qualcosa su come
sia appena stato dimesso... lascia persino che siano loro a rispondere ad un
banale “come si sente”.
-Signor
Thompson, c’è qualcosa che vorrebbe dire all’Uomo Ragno? – è l’unica domanda
dei giornalisti che lo scuote dal torpore di questo assurdo risveglio.
-Che sono ancora
il suo più grande fan, ma che la prossima volta potrebbe aspettare un po’ di
meno prima di salvarmi – risponde Flash, suscitando qualche risata.
-Signor
Thompson, lei è stato dichiarato morto; come ha intenzione di provare la sua
identità?
-La Fondazione Stark si occuperà delle spese legali e mediche del signor
Thompson – interviene uno dei rappresentanti dell’ospedale.
-Signor
Thompson, come commenta le voci secondo cui i Vendicatori stanno pagando tutte
le sue spese perché l’Uomo Ragno è parzialmente responsabile del suo rapimento?
-L’Uomo Ragno è
pagato per fare la riserva dei Vendicatori? – chiede Flash, sorpreso dal
collegamento.
-E’ tutto il
tempo che abbiamo a disposizione, il signor Thompson non vede l’ora di tornare
alla sua vita – il rappresentante si affretta a rispondere.
Casa
Parker, Forest Hills
Nessuna delle
risposte di Flash viene riportata nel servizio televisivo: soltanto pochi
secondi, con il commento dallo studio come unico audio, prima di passare a
filmati di repertorio di Mysterio che combatte contro
l’Uomo Ragno. La cosa non dispiace per niente alla piccola May Parker, che in
piedi sul divano sta mimando i pugni che l’eroe sta tirando nel filmato.
-May,
ti ho già detto di non usare il telecomando – la redarguisce Mary Jane,
cambiando il canale sui cartoni animati che la figlia stava guardando fino a
quando non le ha voltato le spalle; al tempo stesso, l’attrice è impegnata ad
una conversazione al cellulare.
-Scusa, dammi
solo un attimo... Peter, puoi guardare May un minuto? Peter? Dove accidenti...-
Anche Peter
Parker è impegnato ad una conversazione al telefono: è in camera da letto, e
prima ancora di finire di vestirsi ha in testa la maschera da Uomo Ragno.
-Davvero, mister
Hogan, non c’è niente dietro quelle voci, è solo la
stampa: succede a tutti i super-eroi, giusto? No? Solo a me? Grazie ancora,
Happy, sono solo una riserva quindi so che non eravate tenuti a... posso
chiamarti Happy, vero? No? Come sarebbe a dire “solo per Iron
Man”?-
Mary Jane
interrompe la conversazione strappando al marito la communicard
dei Vendicatori:
-L’Uomo Ragno
non è al momento disponibile, si prega di riprovare più tardi – dice camuffando
il proprio tono di voce, prima di premere il pulsante che chiude la chiamata.
-MJ! Lo sai a
chi hai appena praticamente sbattuto il telefono in faccia!?
-Capitan
America?
-No, non era...
perché chiamerei Capitan America “Happy”, poi? Era il Direttore Esecutivo della
Fondazione Stark [A],
sai, quelli che stanno pagando per la riabilitazione di Flash?
-Peter,
apprezzo quello che stai facendo ma non posso tenere in attesa il mio agente
per tutto questo tempo; tieni d’occhio May, okay? E non indossare la maschera
in casa!-
Peter Parker
sospira, togliendosi la maschera e tornando in salotto dove May si è nuovamente
impossessata del telecomando e sta seguendo un’intervista a Johnny Storm, la Torcia Umana.
-Hey,
Mayday. Non preferisci tornare a guardare l’Uomo Ragno?
-No.
L’Uomo Fuoco è più forte – risponde la bambina.
“Oggi sarà
proprio una di quelle giornate” pensa Peter.
Daily Bugle
Anche di prima mattina,
la redazione di un giornale metropolitano è una bolgia infernale: ci sono mille
notizie da scrivere, bozze da correggere e fonti da analizzare, quando il primo
caffè della giornata non ha ancora avuto il tempo di raffreddarsi.
Per superare il
rumore di sottofondo, è necessaria una voce più assordante di un colpo di
tuono.
-BRANT!!!
La maggior parte
dei giornalisti trasecola quando sente J. Jonah Jameson sbraitare, ma Betty Brant
ci ha fatto il callo: mette in standby il portatile su cui sta scrivendo e con
calma si dirige verso il suo ufficio, dove scopre che il burbero editore è in
compagnia del ben più calmo Robbie Robertson.
-Non è quello
che intendevo quando ho detto “chiamiamo Betty” – commenta Robbie, che dopo
tutti questi anni ancora si meraviglia di non aver perso l’udito lavorando con
JJJ.
-Brant!
Perché non mi hai detto che conoscevi questo Flash?
-Jonah,
conoscevi anche tu Thompson – gli ricorda Robbie.
-Come faccio a
ricordarmi tutti gli idioti che idolatrano quel criminale mascherato? Adesso
abbiamo perso l’occasione per una prima pagina! Già mi vedo il titolo: “Eroe di
guerra ferma criminale: l’Uomo Ragno resta a guardare”!
-Jonah,
prima di tutto Flash non ha fermato Mysterio: era
morto da anni – lo corregge Betty.
-E allora? Anche
Flash era morto, se è per questo!
-Secondo, dati i
miei... rapporti personali con Flash, non sarei stata obiettiva.
-Hhrmpf!
Avresti comunque potuto informare Robbie, avrebbe dato il servizio a qualcun
altro, invece siamo praticamente l’unico giornale a non avere un servizio su
questo tipo!
-Non penso che
alla gente interessi più di tanto se l’Uomo Ragno libera un prigioniero di Mysterio...
-A dire la
verità, Betty, non sono d’accordo – interviene Robbie – La gente è abituata
alle notizie di super-eroi che tornano dalla morte, ma un civile? E’ una cosa
nuova.
-Giusto! E poi,
perché l’Uomo Ragno lo libera soltanto ora? Perché non si è fatto vedere alla
conferenza stampa dall’ospedale? Ha qualcosa da nascondere, è chiaro! –
aggiunge Jonah.
-Volete
veramente che faccia un servizio su Flash, vero?
-Se avessi
saputo che Thompson era all’ospedale di Stark e che
avrebbe fatto notizia, avrei chiesto a Urich di
seguire la notizia, visto che era già lì. [B]
E adesso Thompson non vuole parlare con i media! – si lamenta Jonah.
-Ma tu sei una
sua amica – sottolinea Robbie.
-Quindi dovrei
tradire la sua fiducia e pubblicare tutto quello che mi dice?
-No, dovresti
convincerlo che il pubblico ha il diritto di sapere che cosa è successo e farti
dare il suo consenso a pubblicare la vera storia.
-Se proprio
devo, Robbie... ma Jonah, non aspettati che Flash
parli male dell’Uomo Ragno: è il suo fan numero uno – gli ricorda Betty,
scegliendo questo momento per uscire dalla stanza e tornare alla propria
scrivania. Non può fare a meno di sorridere mentre sente Jonah
lamentarsi.
Estrae il
cellulare dalla borsetta: qualcuno le ha appena mandato un messaggio, una
soffiata.
-“Uomo Ragno
ferma rapinatore a Manhattan”? Come se non capitasse cinquanta volte l’anno;
devo trovarmi informatori migliori - commenta Betty, passando alla rubrica per
cercare il numero di Peter Parker.
Stazione
di polizia
La scena
potrebbe provenire da un qualsiasi poliziesco degli ultimi trent’anni: un
giovane sbandato che fa la sua telefonata dopo essere stato arrestato. E non ci
sarebbe nulla di rilevante riguardo questo caso in specifico, se non fosse per
il biglietto da visita da cui ha letto il numero che sta chiamando.
-Grazie per aver chiamato il Franchise. Sono Mary, come posso aiutarla? – risponde
una amichevole voce femminile.
-Sì, hm, la
Mediatrice mi ha dato questo biglietto e...
-Può digitare il numero che è sul retro del
biglietto, per cortesia?
Il ragazzo
esegue le istruzioni. Resta in attesa per quasi un minuto, ascoltando
impazientemente una blanda musichetta d’attesa, fino a quando finalmente non
risponde una voce maschile.
- Grazie per aver chiamato il Franchise. Sono John, come posso aiutarla?
-Ho chiesto di
parlare con la Mediatrice, lei chi è?
-La pratica è stata passata a me... Bobby,
giusto? Come posso aiutarla?
-Ho fatto quello
che mi avete chiesto. Avete saldato il mio debito?
-Certo, il suo spacciatore non le chiederà
più soldi. Ha fatto quello che abbiamo chiesto, Bobby?
-Sì, ho finto di
voler rapinare quel tizio e ho detto che mi ha catturato l’Uomo Ragno. Ma la
Mediatrice ha detto di chiamarvi se avessi avuto bisogno di qualcosa, e non ho
i soldi per un avvocato decente...
-Vorrei aiutarti, Bobby, davvero, ma la
nostra non è un’associazione benefica. Saresti interessato a comprare della
ragnatela a solo 200 dollari?
-Ma io non ho
200 dollari!
-Ma forse qualcuno in prigione ce li ha.
Facciamo così, Bobby: se riceveremo 12 telefonate con altrettanti ordini, ti
faremo uscire.
-Okay, ma potrebbero
volerci del tempo per trovare così tanta gente che ha soldi da spendere...
-Allora ti conviene sbrigarti: questo numero
sarà disattivato entro una settimana.
-Una settimana!?
Ma come faccio a...
-Meglio che inizi a darti da fare. Benvenuto
nel Franchise, Bobby – taglia corto l’uomo, prima
di interrompere la telefonata.
Empire
State University
Se non fosse per
la velocità con cui riesce a muoversi passando da una ragnatela all’altra,
Peter Parker sarebbe costantemente in ritardo. Anche così, sa che arriverà
all’ultimo secondo solo se si concentrerà sul muoversi il più rapidamente
possibile. E proprio quando lo pensa, il cellulare inizia squillare.
-Di tutti i
momenti... – commenta, lanciandosi verso l’alto ed infilando una mano nello
zainetto che aderisce alla sua schiena. Fruga tra i vestiti civili custoditi
all’interno fino a quando non recupera il cellulare, poi tesse una ragnatela
per evitare di sfracellarsi.
-Pronto, chi
parla?
-Devi essere l’ultima persona al mondo che
risponde ancora così al cellulare.
-Betty!
Scusa, devo essermi dimenticato di metterti in rubrica. Come vanno le cose?
-Alla grande. E’ il momento sbagliato? Hai il
fiato corto.
-Sto facendo
jogging. A cosa devo il piacere?
-Prova un po’ a immaginare.
-Hai saputo di Flash.
Pazzesco, eh?
-Hai già avuto modo di parlargli?
-Non
esattamente. Tu?
-Sto ancora pensando a cosa dirgli. Insomma,
come si fa a parlare con qualcuno che credevi morto?
-E’ più facile
di quanto pensi.
-Come?
-Una delle mie
battute stupide, non farci caso. Gli avrei fatto visita con Mary Jane in questi
giorni, ma deve rigirare alcune scene per il suo telefilm. Se vuoi posso
accompagnarti.
-Speravo proprio lo dicessi. Anche perché...
è imbarazzante, ma Jonah e Robbie vogliano che faccia
un servizio su Flash. E visto che voi due siete amici da tempo...
-Certo, perché
no. Hai un’idea di dove stia adesso?
-A casa di sua sorella, nel Bronx. Ti do
l’indirizzo.
-E come diavolo
fai a saperlo?
-Istinto giornalistico e cinque minuti su
Google. Per essere uno scienziato, Peter, a volte penso che tu viva ancora
negli anni Sessanta.
-Forse è per
quello che Jonah mi pagava con le tariffe del ’62.
Ora devo proprio andare, Betty, ho un appuntamento importante all’università.
-Credevo stessi facendo jogging.
-Per
andare all’università. Mens sana eccetera eccetera. Mandami un messaggio con l’indirizzo della
sorella di Flash, ti faccio sapere a che ora posso essere lì.
-Contaci. Non farmi saltare per aria il
pianeta nel frattempo, Reed Richards Junior.
Dipartimento
di Scienze
Melati Kusuma attende impazientemente, picchiettando le dita
contro il metallo della propria sedia a rotelle. Assieme a lei c’è una
attraente donna dai capelli rossi e gli occhi verdi che controlla ripetutamente
l’ora.
-Sono sicura che
il Dottor Parker arriverà da un momento all’altro – la rassicura Melati,
proprio un secondo prima che Peter Parker apra la porta del laboratorio così
rapidamente da rischiare di scardinarla.
-Scusate! Il
traffico era veramente, uhm, salve? – si introduce goffamente, spiazzato dalla
presenza della rossa che si avvicina porgendo la mano per farsela stringere.
-Dottor Parker.
Sono la Dottoressa Evelyn Necker e lavoro per il
Dipartimento dell’Energia [C]
; nello specifico, per il progetto Potential Energy
Group/Alternate Sources/United
States.
-Il Progetto P.E.G.A.S.U.S. Lo conosco bene, anche se ammetto che mi
perdo sempre qualche iniziale dell’acronimo. Immagino sia qui per conto di Emil Sisko? Ha accettato di
lavorare per voi di recente [D]
– ricorda Peter, rispondendo alla stretta di mano e vergognandosi un po’ di
aver riconosciuto che la dottoressa usa lo stesso profumo di Mary Jane.
-Non
esattamente. Innanzitutto congratulazioni per il suo recente dottorato, Parker.
La sorprende sapere che il nostro progetto tiene d’occhio lei e la sua
assistente da parecchio tempo?
-La mia
assistente? – ripete Peter, lanciando un’occhiata a Melati, ed interpretando
l’espressione facciale della ragazza come un “per favore non dire niente per
adesso”.
-Sì, un po’ mi sorprende
e mi preoccupa. Senza offesa, ma nella mia esperienza “il governo ti tiene
d’occhio” non è esattamente di buon auspicio. Cosa ho fatto per meritarmi
l’attenzione?
-Siete entrambi
brillanti menti scientifiche. E soprattutto siete entrambi stati altamente
raccomandati dal Dottor Curt Connors, uno dei
migliori biochimici dell’ultima generazione.
“Lizard” pensa immediatamente Peter. Connors è uno dei suoi
mentori, certo, ma la maledizione portata dal suo siero sembra non conoscere
fine.
-Il Progetto P.E.G.A.S.U.S. ha incontrato un problema che richiederebbe
la sua attenzione, ma sfortunatamente il Dottor Connors non è nelle condizioni
fisiche e mentali per raggiungere la nostra installazione sui monti Adirondack.
-Che genere di
problema?
-Saprà i dettagli
solo quando avrà firmato un accordo di segretezza. Ho già discusso con la sua
università per autorizzarla a prendersi alcuni giorni liberi per aiutarci.
-Avrei preferito
che ne parlasse prima con me, Dottoressa Necker.
-Ho detto di
lavorare per il governo, Dottor Parker. Non che sono una brava ragazza –
risponde lei, lasciando un biglietto da visita nelle mani di Peter ed
avvicinandosi più del necessario per dirgli:
-Faccia i suoi
preparativi per una trasferta e mi richiami, Dottore. Sono disponibile a qualsiasi
ora del giorno... o della notte – specifica ammiccando, prima di lasciare il
laboratorio.
Peter la segue
con lo sguardo, un po’ più a lungo di quanto vorrebbe ammettere, poi si mette
il biglietto in tasca e si sbriga a cambiare argomento.
-Dimmi un po’,
“assistente”, esattamente chi ha fatto entrare quella donna e soprattutto da
quando lavoriamo insieme?
-Conosce qualche
studente di biochimica migliore di me in tutta la facoltà, Dottor Parker?
-Sicuramente ce
ne sono di più modesti. Sei molto sicura delle tue capacità, vero?
-E lei non lo è
abbastanza. Il suo lavoro sui polimeri è un capolavoro, lei è sprecato in
questo laboratorio. Il Progetto P.E.G.A.S.U.S è
un’opportunità che capita solo una volta nella vita; non aspetteranno
all’infinito che io finisca il dottorato, ma lavorando con lei potrei
raggiungerlo in fretta.
“Melati è
effettivamente brillante, e potrei tenerla d’occhio per evitare che causi
troppi guai nella sua identità segreta di Komodo”
realizza Peter.
-Non prometto
nulla, visto che non dipende completamente da me. Ma per il momento, benvenuta
– risponde, stringendole la mano. E sperando di non aver appena invitato un
mostro in casa... letteralmente.
Nel
bagno delle donne
La Dottoressa Necker chiude a chiave la porta dietro di sé, estraendo
dalla borsetta quello che potrebbe sembrare un semplice specchietto per il
trucco.
Al posto del suo
riflesso, però, mostra un uomo il cui volto è oscurato da una maschera gialla.
<Isolatore
acustico attivato> dice lo specchietto con voce
pre-registrata.
-Agente DS292 a
rapporto. Ho stabilito un contatto con le potenziali reclute.
-Ben fatto. Il tuo profilo psicofisico
indicava che saresti stata convincente.
-Entro certi
limiti. Parker è sospettoso, siete certi che accetterà di lavorare per noi?
-Brillante, eccentrico e con un passato
problematico? E’ un candidato ideale per le Avanzate Idee Meccaniche.
Uno
studio televisivo
Un’altra rossa
dagli occhi verdi entra negli studi dove vengono girate alcune scene del
telefilm “Agents of F.B.S.A”, e con sua sorpresa la prima persona che incontra
è uno degli sceneggiatori.
-Mary
Jane! Grazie per essere arrivata così presto. Tieni, puoi studiarti le battute
mentre ti truccano – la incita l’uomo, lasciandole in mano un corposo plico di
fogli.
-Jerry,
questo non è il copione dell’episodio che abbiamo girato la settimana scorsa? –
chiede l’attrice, sfogliando le pagine: ci sono diverse correzioni fatte a
mano.
-Lo so, lo so,
ma ho avuto direttive dall’alto: serve un cliffhanger
più potente, visto che non saremo in onda per alcune settimane e che gli
ascolti sono crollati. Per fortuna ho avuto un colpo di genio!
-Non è un po’
tardi per cambiare il finale?
-Siamo nel
ventunesimo secolo, per stare al passo con i tempi bisogna muoversi.
-Se lo dici tu.
Cos’aveva che non andava il cliffhanger che abbiamo
girato?
-Quello dove l’F.B.S.A. scopre che la loro informatrice è segretamente
sposata con un super-criminale che la maltratta? Roba vecchia! Ma aggiusta una
sola parola, ed è molto più attuale!
Dando una rapida
scorsa alle ultime pagine, Mary Jane non dà troppo peso all’entusiasmo di
Jerry: lavora nel mondo dello spettacolo da troppo tempo per sorprendersi
dell’ego di certa gente. Quando raggiunge il finale vero e proprio, però, non
può prenderla bene.
-Stai scherzando,
vero!? Vuoi mettere nel telefilm un super-eroe che maltratta la moglie!?
-Il pubblico non
se lo aspetterà! Su, vai a prepararti, la tua parte è fondamentale: sarà il tuo
personaggio a convincere la moglie a denunciarlo!
Più
tardi, in un appartamento nel Bronx
Jesse
Thompson bussa alla porta della camera dove sta ospitando suo fratello Eugene,
conosciuto pressoché da chiunque altro come Flash.
-Hey,
fratellone, hai finito di metterti in ghingheri per il tuo amico? Io sto
uscendo!
-Non so neanche
cosa significa quella parola. Sto solo cercando di non sembrare... lasciamo
perdere – dice Flash, aprendo la porta della stanza: indossa una tuta da
ginnastica da quattro soldi, troppo larga di almeno due misure, e si appoggia
ancora al bastone.
-A fine mese ti
comprerò qualche vestito che ti stia meglio; nel frattempo, mi sa che dovrai
accontentarti di quello che ha lasciato qui il mio ex ragazzo – risponde Jesse.
-Sarò anche un
mingherlino adesso, ma se vuoi che gliene dica quattro per averti mollata...
-A dire la
verità sono io che ho mollato lui. Mi piacerebbe conoscere quel Parker di cui
parli sempre, ma con la miseria che mi pagano al call
center non posso permettermi di perdere troppe ore.
-E’ solo
temporaneo, Jesse. Vedrai che mi riprenderò presto e
non sarò più un peso per te.
-Non dirlo
neanche per scherzo. Divertiti con i tuoi amici, ne hai bisogno – si congeda Jesse, senza perdere troppo tempo per uscire
dall’appartamento.
E proprio nel
corridoio incontra due persone che si stanno dirigendo verso casa sua, un uomo
e una donna che sembrano avere l’età di suo fratello.
-Fatemi
indovinare: Peter e Mary Jane, vero?
-Giusto per
metà: io sono Betty Brant – saluta la giornalista,
stringendo la mano di Jesse.
-Ah sì, Eugene
mi ha parlato di te.
-“Eugene”? –
ripete Peter.
-Lo sai che è il
nome di Flash – gli ricorda Betty.
-Certo che lo
so, ma se lo usa anche lei non posso farlo io per prenderlo in giro.
-Sì, sei
decisamente Parker. Mi piacerebbe fare due chiacchiere, ma devo proprio andare
al lavoro... a Eugene farà bene vedervi.
-Come sta? –
chiede Peter. In realtà lo sa benissimo, avendolo salvato come Uomo Ragno, ma è
pur sempre necessario mantenere le apparenze con l’identità segreta.
-Testardo come
sempre – risponde Jesse.
-Se c’è qualcuno
che può riprendersi da un’esperienza del genere è proprio Flash. Ma non dirgli
che lo penso, l’ultima cosa che gli serve è montarsi la testa – aggiunge Peter.
-Lo spero
proprio. Ora scusate ma devo proprio andare... è stato un piacere conoscervi –
tira corto Jesse, prima di allontanarsi per
raggiungere l’ascensore.
-Wow. Non
immaginavo che Flash potesse avere una famiglia normale – commenta Peter.
Poco
più tardi, in un call center del Bronx
Jesse
saluta il responsabile della sicurezza all’entrata, mostrando il tesserino di
riconoscimento. Entra in una sala mal aerata dove sono stipati una trentina di
uomini e donne, rinchiusi nei propri cubicoli a rispondere ad un numero
crescente di telefonate.
C’è qualcuno ad
attenderla di fronte al suo cubicolo, una donna di mezz’età in abiti da ufficio
che nessuno di chi lavora in questo posto può permettersi.
-Thompson!
Ti stavo aspettando; la direzione ha saputo di quello che è successo a tuo
fratello.
-Le assicuro che
la cosa non avrà alcun impatto sulla mia produttività, signora...
-Oh, non è
assolutamente un problema per noi. Ci teniamo al benessere dei nostri
impiegati; in effetti, abbiamo già contattato una fisioterapista che si
occuperà personalmente delle sue cure.
-E’ molto
gentile da parte della direzione, ma non so se posso permettermi...
-Non si
preoccupi, miss Thompson, tutte le spese saranno pagate da noi.
-Cosa? Ma è
fantastico, non so come ringraziarvi!
-Ci aspettiamo
solo che faccia il suo lavoro. E che, occasionalmente, partecipi a qualche
attività extra.
-Senz’altro,
con piacere! Davvero non so cosa avrei fatto se non mi aveste offerto questo
lavoro.
-Siamo qui per
aiutare. E a proposito, qualcuno ha senz’altro bisogno di noi – conclude la
donna, indicando il cubicolo di Jesse.
La ragazza si
siede, indossa le cuffie, aggiusta il microfono e preme il pulsante per
rispondere ad una delle chiamate.
-Grazie per aver
chiamato il Franchise. Sono Mary, come posso
aiutarla?
-Pronto, io... mi chiamo Juan. Una vostra
rappresentante mi ha venduto la...
-Può digitare il
numero che è sul retro del biglietto, per cortesia? – risponde Jesse; mentre attende che il suo interlocutore segua le
istruzioni, ripassa le istruzioni affisse sulla parete del suo cubicolo.
-Ecco. Adesso posso parlare con quella
signora? Vorrei comprare altra ragnatela.
-Siamo felici
che lei sia stato soddisfatto del campione di prova. Un nostro rappresentante
la contatterà al più presto per venderle una seconda dose alla modica cifra di
mille dollari, in contanti.
-Mille dollari!? Ma come faccio a...
-E’ un piccolo
prezzo per la sua sicurezza, Juan. Ma se le serve più tempo per pensarci, ha
una settimana prima che questo numero sia disattivato – risponde Jesse, chiudendo la telefonata come dalle istruzioni
affisse sulla parete. Non serve molto tempo prima che il telefono squilli di
nuovo.
-Grazie per aver
chiamato il Franchise. Sono Mary, come posso
aiutarla?
CONTINUA
Note
Un sentito
ringraziamento a Mickey per la consulenza e l’appoggio.
Ha inizio una
nuova run per questa serie: superato il numero 100,
sareste sorpresi di quante storie ci sono da narrare (o lo sareste se non
stessimo parlando di un personaggio con 60 anni di storia editoriale e che
appare in questa fanfiction da prima di apparire in
un film).
Allacciate le
cinture, preparatevi a numeri con parecchia più azione di questo numero carico
di sottotrame, e vediamo dove ci porterà questa ragnatela ingarbugliata (magari
a combinazioni di metafore più sensate).
[A] Happy Hogan, segretamente una delle identità di Iron Man, come visto (non troppo sorprendentemente) nella serie Marvel IT di Iron Man
[B] A fare cosa? Leggete Devil #100 per scoprirlo!
[C] Se leggete Hulk Marvel IT, non dovrebbe essere un nome nuovo
[D] Nel numero 98 di questa serie, in una scena di cui l'autore di questa storia si sarebbe ricordato da solo anche senza adeguati promemoria di altri autori MIT (almeno se lo chiedete a lui)